Pars Destruens
La gestione economica familiare oggi è, nella maggior parte dei casi, un disastro.
Non per mancanza di buone intenzioni, ma per una struttura sbagliata di fondo.
L’eredità, forse il simbolo per eccellenza della continuità familiare, arriva “tardi”, male, e quasi sempre senza alcun impatto significativo. Una valanga di burocrazia e tensioni, spesso più un peso che un vantaggio. Ma soprattutto, arriva quando non serve più davvero: troppo tardi per cambiare la traiettoria di vita dei figli o per moltiplicare le opportunità di una generazione.
Nel frattempo, cresciamo all’interno di famiglie che riescono (chi più e chi meno) a sostenersi economicamente, raggiungendo un certo livello di comfort. Alcune possono permettersi spese straordinarie: scuole private, investimenti in esperienze educative all’estero, proprietà immobiliari. Altre no.
Guardando la situazione con occhio critico e innovatore, però, ci rendiamo conto che la vera differenza non sta solo nel volume di denaro a disposizione dei genitori, sta nell’intenzionalità con cui questi soldi vengono usati per creare vantaggio strutturale per le generazioni successive.
La stabilità economica generazionale è impensabile per molti
Ad oggi questo vantaggio è disponibile solo a chi riesce ad avere abbastanza fortuna da nascere all’interno di una famiglia ricca. Vi consiglio di guardarvi questo video di Gary’s Economics in cui questa affermazione viene argomentata perfettamente.
Nel video “Come diventare ricchi” Gary sostiene che l’unico vero e proprio modo infallibile per diventare ricchi sia avere genitori ricchi. Tutto il resto ha una percentuale di successo talmente bassa che non si consiglierebbe a nessuno di scommetterci.
“Il gioco economico mondiale è talmente tanto sbilanciato che il 2% vince e il 98% perde. Conoscendo queste statistiche in anticipo chi vorrebbe mai giocare a un gioco simile?!”
All’interno della cosiddetta “classe media”, le dinamiche non sono per nulla in grado di compensare la differenza di capitale a disposizione.
La maggior parte dei giovani adulti esce dal nucleo familiare e si costruisce da zero, con la propria fatica, una nuova vita. Raramente si assiste a una continuità strategica tra generazioni. Magari un piccolo aiuto per la casa, o un prestito dai genitori, ma sono episodi isolati, non un sistema.
Poi, un giorno, arriva l’eredità. Ma arriva quando la vita ha già preso la sua piega. Quando la carriera è stata impostata su un sentiero che magari non era quello desiderato, ma era quello disponibile al tempo.
E così, quell’eredità, quella ricchezza, rimane parcheggiata in un conto corrente, magari anche cointestato con gli altri fratelli e sorelle. Resta lì, a ricordare tutto quello che i genitori erano riusciti a costruire nella loro vita. Immagino anche un senso di stranezza e vergogna nel toccare questo capitale per acquistare un immobile o fare altre operazioni.
Sono soldi tuoi, ma sai bene da che parte arrivano, e fare errori e sprecarli sarebbe quasi irrispettoso nei confronti della memoria dei genitori.
Rimarranno soldi “sporchi” e immobili, che attendono solo di essere nuovamente passati in eredità alla prossima generazione, che si troverà nella stessa identica posizione. Un ciclo senza strategia, senza visione, senza impatto.
Pars Construens
Pensando alla mia stessa vita, non mi fa impazzire che il mio “patrimonio” serva solo come forma di garanzia della mia sopravvivenza, senza poi ricoprire grande valore dopo la mia morte.
Mi piacerebbe che generasse benessere per me e per chi mi sta vicino, che sia uno strumento attivo per cambiare il presente e il futuro della mia famiglia.
Nell’articolo “Paolo Coletti mi ha fatto capire che non posso fermarmi alla personal finance” vi riportavo la storia di un professore universitario, Paolo Coletti, che ha impostato in modo interessante la gestione patrimoniale familiare. I suoi parenti hanno dato le redini in mano alla persona più competente e si stanno godendo i vantaggi di una gestione patrimoniale accentrata.
Quanto “vantaggio” potrei creare per i miei familiari proponendo una versione simile, ridefinita in funzione delle nostre necessità?
Seguendo la stessa logica, potremmo considerare che in determinate famiglie tutti i singoli nuclei familiari affini (es. cugini, zii, nonni materni, nonni paterni) sono strettamente legati e affezionati l’un l’altro.
Quanto “vantaggio” potrei creare per tutti i miei familiari se proponessi un modello che lavori su una famiglia allargata? Un modello che agisca come un organismo unitario con obiettivi a tempo indefinito e generazionale, mantenendo la libertà dei singoli di perseguire i propri obiettivi personali, che potrebbero non essere per forza allineati a quelli del “gruppo famiglia”.
Uno strumento tradizionale che necessita di un pizzico di fantasia
La strumento che mi sta generando particolare interesse non è nulla di nuovo, assolutamente ignorato da quasi tutti: il Trust familiare.
La parte di innovazione starebbe nel trovare un modo di rendere utile questo strumento per far funzionare la strategia patrimoniale familiare.
All’interno del trust dovrebbe essere versato il patrimonio cumulativo dei partecipanti (contribuenti) e dovrebbero essere nominati tutti i beneficiari del patrimonio versato (beneficiari).
In questo modo il Trust si comporterebbe come un’impalcatura finanziaria che riesce ad aiutare la famiglia a gestire al meglio il proprio capitale e garantire un futuro di continuità e possibilità alle generazioni future.
Dovrebbe essere solido abbastanza da non poter essere distrutto da una temporanea lite familiare, ma non tanto rigido da limitare eccessivamente la libertà individuale dei contribuenti e beneficiari.
Il modello operativo del Trust Familiare
Immagino il Trust come un grande contenitore collettivo, pensato per custodire e far crescere nel tempo il patrimonio della famiglia allargata, con regole condivise e obiettivi a lungo termine.
Ogni membro della famiglia, compresi zii, cugini o fratelli, può decidere di versare parte del proprio patrimonio all’interno di un bucket personale, una sezione del trust, accordandosi per le condizioni alle quali verranno gestiti i soldi e lasciando il controllo al Trustee. Questo bucket non sarà un conto separato nel senso tradizionale, ma un artefatto virtuale all’interno del Trust che tiene traccia del valore nominale del patrimonio riferibile ad ogni partecipante.
Tuttavia, dietro le quinte, tutti i patrimoni vengono unificati, formando una massa patrimoniale gestita in modo unificato. Questo permette di ottimizzare l’allocazione delle risorse, ridurre i rischi e creare sinergie tra gli obiettivi individuali e quelli collettivi.
A coordinare la struttura viene designata una figura centrale, come già menzionato: il Trustee. Possiamo vederlo come un direttore d’orchestra. È lui (o lei) che prenderà le decisioni strategiche, guiderà la composizione degli investimenti e garantirà che le scelte siano coerenti con una visione condivisa, orientata su quattro pilastri fondamentali:
- Fondo di emergenza (per imprevisti e sicurezza di base)
- Spese a breve termine (entro 1-3 anni)
- Obiettivi di medio-lungo termine (formazione, casa, viaggi, progetti)
- Investimenti a lungo termine (per generazioni future)
Il Trustee può essere un professionista esterno oppure un membro della famiglia, nel caso in cui si voglia risparmiare sulle tariffe dei professionisti. In questo caso, sarebbe importante che la figura nominata fosse quella che tra tutti abbia più competenze per poter amministrare le finanze. In ogni caso non si troverà a lavorare autonomamente, sarà tenuto a garantire massima trasparenza, preparando report periodici, aggiornando il valore nominale dei singoli bucket e coinvolgendo i partecipanti nelle decisioni strategiche più rilevanti con assemblee periodiche.
Già solo poter affidare le finanze familiari alla persona più competente porterà a un importante vantaggio, poi considerando tutte le piccole inefficienze che potremmo sfruttare a nostro vantaggio possiamo aspettarci di avere un risultato nettamente superiore alla media italiana, permettendo di essere più resilienti al fenomeno di impoverimento del ceto medio in favore dei super-ricchi.
In questo articolo ho deliberatamente deciso di non entrare nei dettagli tecnici del progetto, ma di offrire solo una descrizione ad alto livello.
A breve pubblicherò gli articoli che affronteranno tutte le complessità e i problemi che emergerebbero e successivamente tutti i vantaggi tecnici che potremmo sfruttare a nostro vantaggio.
Mi aspetto davvero che venga adottato da qualcuno?
Questo è un cambiamento radicale se calato sulla tradizionale famiglia italiana.
È ciò che già fanno, in modo più o meno esplicito, le famiglie che accumulano e mantengono un grosso patrimonio da generazioni.
Volendo semplificare le dinamiche geopolitiche potremmo dire che:
in un mondo in cui io e i miei familiari dovremo competere per le stesse risorse limitate con persone dotate di capitale quasi illimitato, presentarci alla battaglia frammentati e divisi equivarrebbe ad accettare questo fenomeno di “accelerating wealth transfer” dal ceto medio al top 1% della popolazione mondiale.
Vi sembrerà di non essere veramente in competizione con queste persone, ma di fatto in una dimensione collettiva è così. La società moderna, deliberatamente bilanciata dal potere economico e politico delle persone, è seriamente minacciata dalla “Wealth Inequality”. È inevitabile che quando salti l’equilibrio economico, con questo salti anche quello politico.
Gary lo spiega benissimo in questo video, prendendo a esempio Elon Musk e l’attuale situazione politica americana:
Sarebbe interessante fare proprio un articolo dedicato alle conseguenze poco intuitive del fenomeno del “wealth inequality”, all’interno del quale entrare più nel dettaglio e dimostrare come questa tendenza vada ad impoverire tutti se le si permette di continuare.
Gary, quando parla del problema, presenta sempre in modo chiaro il suo pensiero su quella che potrebbe essere la soluzione al problema: una wealth tax mirata a tassare maggiormente la fascia di patrimonio più alta per poter abbassare la tassazione sui guadagni da lavoro.
In quell’articolo magari proverò a rendere più chiara la mia posizione, ma per quello che concerne questo articolo mi accontento di sottolineare come anche il modello di gestione patrimoniale familiare, se largamente applicato, potrebbe essere uno scudo per tutte le famiglie di fascia medio-bassa per evitare di essere spremuti totalmente da meccanismi macro-economici di larga scala che non hanno nemmeno le competenze per comprendere.
Conclusione
Non ho idea se Coletti abbia scopiazzato dalla gestione finanziaria dei Family Office delle famiglie miliardarie, ma ha sicuramente applicato al suo caso concreto lo stesso principio.
Traggo dal suo esempio che forse varrebbe la pena trovare una formulazione che possa essere applicabile alla tipica famiglia. Questo modello potrebbe non essere applicabile solo per i super ricchi.
In questo momento sono estremamente saldo nella mia decisione di percorrere la strada del FIRE, ma ingenuamente uno dei miei obiettivi per questa nuova formulazione sarebbe di arrivare a creare qualcosa di talmente efficace e funzionale, da far decadere le ragioni che stanno alla base della mia decisione di percorre la strada verso l’indipendenza finanziaria.
Nei prossimi articoli entrerò molto più nel concreto analizzando la fattibilità di una struttura simile, guardando prima alle sfide e i problemi che potrebbe portarsi dietro, per poi poter valutare gli eventuali vantaggi di una reale adozione del modello.
Non ho alcuna idea se la proposta vi suonerà allucinante o se anche a voi solletichi il cervello, mentre continuerò a postare aggiornamenti se vi sentirete interessati fatemi avere qualche feedback che possa aiutarmi a correggere la traiettoria.
Leggi gli articoli precedenti della serie sulla gestione patrimoniale familiare:
1 – Paolo Coletti mi ha fatto capire che non posso fermarmi alla personal finance
2 – Personal Finance seems to be just the first step
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