Oggi a Paderno ci siamo svegliati con i piedi bagnati. Un temporale intenso, di quelli che ormai sembrano diventare la norma più che l’eccezione, ha messo in difficoltà diverse zone della città e ha fatto esondare ancora una volta il Seveso.

Ci stupiamo ogni volta, ma ingenuamente facciamo molta fatica ad accettare il prezzo che dobbiamo pagare per evitare che quello che abbiamo visto oggi diventi la normalità ad ogni temporale che arriverà su Paderno. Ho introdotto il tema nell’ultimo articolo scritto sul tema del verde cittadino, rilanciato anche dalla sindaca di Paderno Dugnano, Anna Varisco! Entrambi sembriamo volere una città più verde, anche se inizialmente dovesse sembrare spettinata.

A pensarci bene anche lo stupore che nasce dalla piena del Seveso è abbastanza ingenuo. Sappiamo abbastanza bene che la ragione è che più del 60% della superficie del comune è impermeabile, la maggior parte dell’acqua viene incanalata nel sistema fognario e nel momento in cui il volume supera la capacità del sistema, l’eccesso viene rovesciato nel Seveso.
Questo è valido per il comune di Paderno Dugnano e tutti gli altri che vengono attraversati dal corso d’acqua. Il risultato è chiaramente un fiume incontrollabile e una città con l’acqua alle ginocchia.

Alcuni degli effetti collaterali delle piogge eccessive sono impossibili da prevenire in una città che si posiziona abbastanza a destra nello spettro dall’urbanistica Agricola a quella urbana.

Ora, la città metropolitana di Milano ha fatto alcuni step nella giusta direzione, dopo aver preso la storica decisione sulle vasche di laminazione.
Negli ultimi mesi a Paderno Dugnano è stato inaugurato un intervento che ha come obiettivo quello di aumentare la % di superficie permeabile della città: la riqualificazione del parcheggio del Parco Toti con nuove superfici permeabili:

L’idea della città spugna

Il progetto del Parco Toti si inserisce in un concetto più grande: la città spugna.

In pratica, una città che non scarica tutta l’acqua piovana nelle fognature, ma la trattiene e la gestisce in modo diffuso. Una città spugna non si può accontentare di avere qualche area verde, deve funzionare come un unico sistema interconnesso.

Con “interconnesso” intendo che le zone permeabili non devono servire solo ad assorbire l’acqua che cade direttamente su di loro. Devono compensare anche per le aree impermeabili intorno, come strade, tetti, piazze.
È abbastanza ovvio che se una parte della città non lascia filtrare acqua, quella che lo fa deve essere progettata per gestirne anche il carico delle aree impermeabili.

In altre parole, un primo aspetto è la creazione di aree permeabili, ma la seconda azione necessaria a livello di infrastruttura verde è interconnettere le aree permeabili con quelle impermeabili intorno. Altrimenti la capacità di assorbimento dell’area non sarà sfruttata al massimo.

Le variabili di cui dovremmo tenere conto

Per capire davvero l’impatto di un progetto, servirebbe comunicare tre dati molto semplici:

  • Quanto spazio è stato trasformato (in metri quadrati del progetto)?
  • Quanta superficie urbana impermeabile potrebbe compensare al massimo delle sue capacità?
  • Quanta ne compensa davvero? Serve a poco massimizzare la capacità di drenaggio se poi l’area andrà a par permeare solo la pioggia che cadrà sull’area e non l’acqua proveniente da una zona impermeabile nelle vicinanze.

Questi numeri permetterebbero di leggere gli interventi non solo come opere locali, ma come pezzi di un progetto urbano più grande.

Il verde che funziona davvero

Non basta rendere permeabile un suolo per dire che la città è spugna. Per funzionare bene, le aree verdi dovrebbero essere progettate in modo più pratico:

1. Livello del verde rispetto all’asfalto.

Il livello del verde cittadino deve essere posto leggermente più basso rispetto all’asfalto, così che raccolgano il deflusso;

A Paderno però, per quanto del verde sia presente, vedo che è sempre stato posizionato più in alto della strada:

2. Le aree dovrebbero essere collegate tra loro;

3. Le aree devono essere capaci, in certi punti, di trattenere acqua, come piccole vasche naturali;

Con accorgimenti simili, il verde non è solo decorativo ma diventa una parte dell’infrastruttura urbana di cui sono grande fan.

Quando Paderno sarà una città spugna?

Il Parco Toti è un buon esempio, ma il concetto di città spugna ha senso solo se visto su scala più ampia. Dobbiamo fare vari passi avanti:

1. La percentuale di spazio verde è sicuramente troppo bassa. Abbiamo moltissimo spazio dedicato a parcheggi di automobili che potremmo velocemente trasformare in una superficie quantomeno capace di assorbire l’acqua caduta su di essa.

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2. Rinaturalizzare strade minori che non è essenziale tenere aperte al traffico di autoveicoli:

3. Inserire anche dei piccoli elementi di scolo dove si verificano allagamenti, quando non è possibile inserire un progetto maggiore:

Conclusione

Il parcheggio del Parco Toti non risolve da solo il problema delle piogge intense, ma rimane un grandioso passo avanti nella lotta all’impermeabilità.

Per fare un salto di qualità serve pensare in modo sistemico: leggere la città come un insieme interconnesso, misurare le capacità reali di assorbimento, comunicare in modo chiaro i risultati.

Bisognerebbe suddividere ogni area urbana definendo il livello di permeabilità associato.

Nell’immagine vediamo che si misura in quarti la distribuzione di verde e asfalto, dovremmo modificare il concept per tenere conto della permeabilità, inserendo la possibilità per un’area di essere permeabile a più del 100%, identificando le aree con caratteristiche di permeabilità maggiori di quanto avverrebbe in media con la conformazione del terreno di Paderno Dugnano.

Inserendo i dati aggregati in una versione digitale della città (digital twin) potremmo controllare il livello di raggiungimento dell’obiettivo.

L’obiettivo sarebbe mappare tutte le aree permeabili, evidenziando l’area circostante che il progetto riesce a compensare. In questo modo si evidenziano le aree più critiche, permettendoci di concentrarci sui punti più essenziali, per poi mappare nuovamente le modifiche fatte e andare avanti, con piccoli “iterative improvements” che un giorno renderanno Paderno Dugnano una città che è stata capace di adattarsi alla realtà.

E per citare lo scorso articolo, non mi interessa se questa versione di città sia più spettinata di quanto siamo abituati a vedere. Preferisco l’erba alta all’idea di svegliarmi più di una volta all’anno con la strada sotto casa allagata e il Seveso che per poco non si porta via il ponte che faccio per raggiungere la stazione.