Nel precedente articolo Personal Finance seems to be just the first step ho mostrato come il modello individualistico della finanza personale (FIRE e dintorni) sia perfetto per chi è “da solo”, ma tocchi appena la complessità della vita in relazione. In seguito ho esplorato un approccio alternativo, un modello di gestione del patrimonio familiare che provi ad andare oltre la finanza personale indagando i meccanismi di un Trust allargato alla famiglia e ne ho approfondito i problemi principali in questo post.

Ora, in questo articolo, vorrei mettere a fuoco anche i vantaggi concreti di un patrimonio gestito collettivamente attraverso un Trust familiare, mostrando come:

  • si possa coprire le spese senza liquidare asset
  • si ottimizzi l’emergency fund
  • si snelliscano le procedure di successione
  • si riducano le commissioni e si acceda a credito a condizioni migliori
  • si massimizzi il rendimento evitando errori e sfruttando il debito a costo negativo

L’obiettivo è collegare queste strategie alle problematiche già individuate, per costruire insieme una sovrastruttura patrimoniale solida e flessibile.

Di seguito riporto uno a uno i paragrafi di approfondimento di tutti i vantaggi che vedo nella gestione aggregata del patrimonio:

Sfruttare la liquidità in ingresso per non vendere asset

Uno dei benefici più immediati di un meccanismo basato sulla copertura delle spese con la sola liquidità in ingresso è la conservazione del portafoglio e la massimizzazione del rendimento complessivo. Quando i contributi che arrivano nel Trust sono sufficienti a coprire i prelievi richiesti dai beneficiari, non c’è bisogno di liquidare posizioni acquisite.
In altre parole, quando le contribuzioni dei membri sono maggiori delle uscite economiche del Trust, si potrà godere dei seguenti vantaggi:

  1. Zero commissioni di vendita: ogni volta che vendi un investimento, soprattutto nei fondi o nei piani gestiti, paghi un costo. Evitando di vendere, quel costo rimane nel Trust e continua a “lavorare” per la crescita collettiva.
  2. Meno oneri fiscali: in molti ordinamenti le plusvalenze sono soggette a imposte nel momento in cui realizzi la vendita. Posticipando o annullando queste operazioni, rinvii il momento del riconoscimento fiscale, permettendo un periodo di compounding maggiore anche per la quota che avrebbe coperto le tasse da pagare.
  3. Mantenimento della strategia d’investimento: vendere asset per fare cassa spesso significa interrompere il piano di asset allocation, esponendosi al rischio di market timing, vendere in un momento di mercato sfavorevole e poi non riuscire a re-investire con le stesse condizioni. Quando usi solo la liquidità in ingresso, mantieni intatta la composizione del portafoglio decisa dalla strategia di lungo termine.
  4. Effetto psicologico positivo: sapere di poter attingere alle nuove entrate senza toccare il “core” degli investimenti aiuta a mantenere la disciplina, riduce l’ansia da mercato e rinforza la fiducia nel progetto comune.

In pratica, il Trust agisce come un’autentica cassa di compensazione interna: i versamenti di oggi alimentano i bisogni di chi richiede liquidità, senza che nessuno debba sacrificare i propri asset. Questo modello riduce costi e rischi e, insieme, costruisce un circolo virtuoso di sostenibilità finanziaria per tutta la famiglia.

OSS: Se consideriamo che i giovani lavoratori saranno i maggiori contributori e che gli anziani preleveranno parte del capitale per integrare la pensione, il meccanismo del Trust diventa simile a quello del sistema pensionistico INPS.

Quando le entrate superano le uscite, i versamenti degli attuali contribuenti finanziano chi già ritira capitale; al tempo stesso il Trust registra il contributo di ciascuno, così da calcolare con precisione il valore della posizione individuale. In futuro, quando gli odierni versanti ritireranno parte del loro capitale, saranno le contribuzioni delle nuove generazioni a coprire le loro uscite, completando il ciclo.

Vantaggi sull’emergency fund

Un patrimonio unificato consente di dimensionare l’emergency fund in modo più efficiente. Invece di sommare 6–12 mesi di spese per ogni singolo nucleo familiare, si valuta la reale probabilità di un’emergenza simultanea a più membri. Poiché è estremamente improbabile che tutte le famiglie abbiano bisogno di un anno di reddito nello stesso momento, basta coprire solo i casi più critici, liberando risorse per l’investimento.

Fingiamo che nel gruppo familiare siano presenti 5 nuclei. Ogni nucleo ha come spese annuali circa 20k.
Cumulativamente sarebbe necessario mantenere circa 100k liquidi come emergency fund volendo coprire 12 mesi per ogni nucleo.

Ora unifichiamo la gestione patrimoniale e assumiamo che la probabilità che accada una catastrofe a tutti in contemporanea sia pari a zero, decidiamo, per esagerare, di considerare che due nuclei avranno bisogno di usare tutti e 12 i mesi di cuscinetto e gli altri potrebbero avere bisogno di 3 mesi di spese. Questo abbassa l’emergency fund necessario da 100k a 60k.

I restanti 40k possono essere investiti con un ritorno medio del 7% in 30 anni varranno 304k, guadagnando 260k senza che nessuno abbia dovuto cambiare il proprio assetto di rischio.

Vantaggi sulle procedure di eredità

Affidando il patrimonio a un fondo legacy strutturato come trust, al decesso di uno dei partecipanti gli asset non entrano direttamente nel suo patrimonio personale: restano invece intestati al trust stesso e vengono distribuiti ai beneficiari secondo le regole previste dall’atto istitutivo. In questo modo:

  • Esenzione da imposta di successione: in Italia l’imposta di successione standard è del 4% sul valore ereditato oltre la franchigia di 1 milione di euro per ciascun erede; con il trust, poiché il concedente non risulta più proprietario legale degli asset, non si applica questa tassazione alla distribuzione interna.
  • Nessun passaggio in contenzioso: evitando la procedura di successione giudiziale o notarile, si eliminano ritardi (mediamente 6–12 mesi) e possibili liti tra eredi.
  • Distribuzione controllata: il trustee può rilasciare i capitali o i proventi in tranche programmate (ad esempio in più tappe o al raggiungimento di certe età), garantendo una successione ordinata e coerente con la volontà del fondatore.
  • Riduzione dei costi notarili: senza la necessità di rogiti o volture catastali per ciascun bene, si risparmia mediamente il 1–2% del valore complessivo dell’eredità in oneri e imposte accessorie.

In sostanza, un fondo familiare ben strutturato non solo tutela il patrimonio dalla dispersione fiscale, ma velocizza e semplifica il passaggio generazionale, assicurando che i beneficiari ricevano i beni in modo più fluido e conforme alle finalità stabilite.

Risparmio sulle fee del Trustee

Un importante vantaggio di un Trust “familiare” è la possibilità di designare come Trustee uno dei membri del nucleo, scelto per competenza o fiducia, anziché affidarsi a un professionista esterno.

Questo approccio permette di eliminare o ridurre di molto le commissioni di gestione, che normalmente oscillano tra lo 0,5 % e l’1,5 % del patrimonio all’anno quando si tratta di società fiduciaria. Poiché il Trustee interno non percepisce un compenso paragonabile a quello di un consulente professionale, o lo riceve in forma simbolica, magari sotto forma di benefit indiretti, l’onere economico a carico del Trust diminuisce sensibilmente. Il risparmio sulle fee, reinvestito nel portafoglio o destinato a progetti familiari, contribuisce così ad aumentare il rendimento netto complessivo e a liberare risorse per obiettivi condivisi, senza rinunciare a un livello di governance strutturato e trasparente.

Facilità di accesso al credito

Centralizzare il patrimonio all’interno di un unico veicolo fiduciario consente di presentare al mercato finanziario una garanzia solida e convincente. Quando il Trust dispone di un patrimonio aggregato consistente in immobili, investimenti finanziari o partecipazioni, le banche e gli istituti di credito sono più propensi a erogare prestiti a condizioni favorevoli. In particolare potrebbe ottenere:

  • Maggior potere contrattuale: un portafoglio diversificato e ben strutturato aumenta la credibilità creditizia del Trust, permettendo di negoziare tassi di interesse più bassi rispetto a un singolo richiedente.
  • Tassi a lungo termine: grazie alla consistenza patrimoniale, è spesso possibile ottenere mutui o finanziamenti con tassi fissi inferiori all’inflazione media attesa, garantendo così un costo del debito “reale” negativo o vicino allo zero.
  • Procedure semplificate: anziché dover fornire garanzie individuali (ipoteche, fideiussioni, documentazione personale), il Trust può offrire garanzie dirette sui propri asset, riducendo tempi e burocrazia.
  • Accesso a linee di credito revolving: per gestire esigenze di liquidità temporanee, il Trust può ottenere linee di credito flessibili, disponibili in base al valore del patrimonio, senza dover ricorrere a vendita di asset o liquidazioni forzate.

In questo modo, il gruppo familiare beneficia di una leva finanziaria che non avrebbe avuto se ogni nucleo si fosse mosso autonomamente: può finanziare progetti immobiliari, espandere investimenti o supportare emergenze senza intaccare il portafoglio, sfruttando i tassi vantaggiosi e massimizzando la strategia di lungo termine.

Su un mutuo di € 250.000 su 30 anni, ottenendo un tasso di interesse del 2% pagheremmo €82,657.53 di interessi.
Ottenendo un tasso del 2,5% l’interesse da pagare sale a €105,608.81
Salendo al 3% diventa €129,443.63

Leggendo i dati, se l’interesse sale di un solo punto percentuale, il capitale da versare aumenta del 56%.
Immaginare di introdurre anche il calcolo del cost-opportunity di questi interessi risparmiati sul mutuo, potremmo entrare nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro:
129k/30aa = circa 4500€/aa
Investiti con un ritorno del 7% a 30 anni varrebbe € 436,029.10

Ritorno economico dagli errori evitati

Quando l’intero patrimonio familiare viene affidato alla persona più competente e preparata del gruppo, si evita una delle principali fonti di perdita di valore: gli errori di gestione e le inefficienze operative. Immagina cosa significhi sbagliare tempismo negli investimenti, pagare commissioni eccessive o scegliere soluzioni poco adatte alle esigenze di lungo periodo, errori che, se ripetuti o lasciati correre, si sommano nel tempo con un effetto molto più che lineare. Un singolo passo falso in un anno può essere recuperato, ma se moltiplicato su venti o trent’anni, la perdita “nascosta” diventa enorme: perdita di opportunità di rendimento composto, costi extra in tasse o commissioni, spreco di risorse in attività poco produttive.

Con un unica persona responsabile che gode di una “financial literacy” maggiore dei familiari, si minimizzano queste inefficienze. Il risultato è un guadagno netto più elevato per ogni singolo nucleo, non tanto perché si ottiene un rendimento straordinario, ma perché si evita di erodere sistematicamente il capitale con errori evitabili, un vantaggio che, nel complesso di una vita finanziaria e oltre le generazioni, può tradursi in cifre davvero significative.

Se una famiglia di 5 nuclei ha 1M di patrimonio cumulativo equamente distribuito e decide di gestirlo ognuno per sé avrebbe ROI diversi, mediamente più bassi, direttamente correlati alla financial literacy dell’individuo.
Per esempio ho calcolato 2%, 1%, 8%, 10%, 3%. Su 200k in 30 anni arriverebbero a un patrimonio complessivo di € 6,516 M

Se venisse gestito comunamente con un tasso di interesse del 7% raggiungerebbero € 7,612 M complessivi sempre in 30 anni.

La differenza ammonta al 17% in più.

Vantaggi in termini di gestione di immobili

Se venissero acquistate delle case da mettere in affitto, i proventi dello stesso andrebbero a comporre il fatturato del fondo, che può benissimo essere compensato dalle spese o dalle perdite. Permettendo di pagare le tasse solo sull’utile.

Potenzialmente, se funzionasse come un’azienda, tutti i proventi degli investimenti come obbligazioni in scadenza, affitti immobiliari etc. potrebbero essere compensati da spese operative di business che abbattano l’utile del fondo.

Potremmo quindi immaginare che facendo investimenti vari, i costi o le minus-valenze possano andare a compensare il valore di tasse che si dovrebbe andare a versare.
A questo punto potrebbe essere che assumere un TRUSTEE professionista possa essere quasi economicamente vantaggioso. Pagheremmo il suo compenso invece di pagare gli stessi soldi in tasse.

Sfruttare il credito come forma di crescita economica

Quando il Trust riesce a ottenere prestiti a tassi di interesse inferiori al tasso di inflazione, si apre una vera e propria opportunità di “creazione di patrimonio a costo negativo”. In pratica, il denaro preso in prestito viene restituito con un potere d’acquisto diminuito, grazie all’inflazione, mentre nel frattempo il Trust impiega quei fondi in asset che tendono a crescere almeno al ritmo dell’inflazione o oltre. Questo fenomeno, noto come Inflation Induced Debt Destruction, trasforma il debito in uno strumento di accumulo: ogni anno l’importo reale del debito viene eroso, liberando capacità degli utili generati dagli investimenti.

Così, anziché considerare il credito come un costo da minimizzare, il Trust lo utilizza come una leva per espandere il portafoglio. Immagina di finanziare un progetto immobiliare o un’acquisizione aziendale con capitale esterno: se il rendimento dell’investimento supera anche di poco il tasso di inflazione, il surplus di valore va tutto a beneficio del fondo, mentre il debito si deprezza costantemente nel tempo. È un circolo virtuoso che aumenta la ricchezza collettiva senza assumere rischi eccessivi, a patto di mantenere un profilo di indebitamento sostenibile.

Con un prestito di 250.000 € al 2% fisso per 30 anni, in un contesto di inflazione costante al 3,5% annuo:
– Totale rimborsato in euro nominali: 332.658 €
– Valore reale (scontato con l’inflazione)di tutti i pagamenti effettuati 205.781 €
– “Guadagno” per l’effetto svalutazione del debito (inflation-induced debt destruction): circa 44.219 €

Equivale a comprare l’asset finanziato scontato al 17-18%.
Anche in questo caso, il valore che si accumula ha il potenziale di crescere esponenzialmente se reinvestito nel mercato.

Conclusione

La finanza personale ha sicuramente contribuito a diffondere la consapevolezza economica sul piano individuale, ma quando entriamo nelle fasi più interdipendenti della vita, come relazioni, famiglia, eredità, ci rendiamo conto che serve qualcosa in più. Sto provando a immaginare il “gradino successivo” alla personal finance: questo modello di Trust familiare di cui avete letto, impostato in modo che integri autonomia e cooperazione senza cadere in strutture rigide.

I vantaggi che ho delineato fin qui, dal potenziale risparmio sulle tasse di successione alle opportunità offerte da un debito a tasso reale negativo, sono spunti da cui partire. Più che presentare una soluzione chiusa, il mio intento è aprire un dibattito: come possiamo coniugare libertà individuale e stabilità collettiva?

Probabilmente questa mia ricerca della migliore struttura possibile dovrà poi affrontare un “reality check”, arrivando poi ad accontentarsi di qualcosa di meno definito, ma sono convinto che facendo prima il percorso di ricerca del modello funzionante, sarà più immediato arrivare a definire un modello più comodo e adattabile alla famiglia media.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi vengono in mente ulteriori vantaggi che mi sono sfuggiti, io mi impegnerò ad aggiornare questo articolo con il tempo ogni volta che emergerà qualche dettaglio nuovo.

Bye!